Trekking impegnativo a Salina: Monte Porri

L’autunno va avanti, aumentano gli acquazzoni, ma la temperatura nelle isole Eolie continua a rimanere mite. Nel mese di novembre, durante le giornate di sole, è persino possibile vedere ancora alcuni bagnanti, soprattutto sul versante di Rinella (frazione marinara del Comune di Leni). Su quanto sia godibile l’isola durante questa stagione si era abbondantemente parlato nell’apposito articolo in cui si è descritta la fruibilità di Monte Fossa delle Felci, dei suoi tanti sentieri e della flora endemica. In quell’occasione, si disse che Monte Porri necessitava di una trattazione specifica. Sì, perché se si volesse rimanere nel concetto di “trekking” – differenziandolo da una semplice passeggiata nella natura (vedi qui le variazioni tecniche) – inteso come qualcosa di davvero impegnativo e duro, allora a Salina bisogna tentare di scalare questo vulcano spento, alto 860 m.

Ci sono solo due sentieri che conducono in cima: uno ripidissimo, che sale a zig zag, sabbioso e scivoloso, soprattutto in estate quando il terreno è secco; l’altro invece risulta più agibile, anche se occorre fare attenzione a non scivolare sui gradini in pietra. In entrambi i casi, necessita la massima accortezza nella fase di discesa. È quindi più che mai necessario non salire mai da soli. L’ultimo sentiero citato si dipana da un bivio sopra Pollara (dove? Quale strada prendere una volta individuato? Scopritelo con qualcuno davvero pratico della zona!); inizialmente, per via delle tante felci, potrebbe somigliare ad uno di quelli più antichi che portano in cima alla Fossa. L’umidità è molto forte, ecco il perché delle pietre così scivolose in alcuni frangenti. Ma di sicuro, in buona compagnia qualsiasi salita – per quanto dura possa essere – rappresenta una sfida piacevole da portare a termine.

La vegetazione è costituita essenzialmente da eriche, qualche sporadico castagno e tantissimi corbezzoli, che proprio nel periodo tardo-autunnale raggiungono la loro dolce maturazione. Attenti però a non mangiarne troppi, perché pare che un eccessivo quantitativo porti ai giramenti di testa, da qui il loro nome dialettale: ‘mbriachieddi. Salendo si ammirerà Pollara e poi, in cima, si getterà uno sguardo assolutamente inedito su Valdichiesa. Si camminerà qui tra gli arbusti che ricoprono il cratere, inventandosi strade differenti per andare avanti. Anche in cima a Monte Porri vi è una croce che ne caratterizza la vetta, come sul monte “gemello”, e tra le pietre qualcuno ha anche visto un misterioso taccuino su cui annotare il viaggio… Chissà se si trova ancora lì?

I tour d’U marruggiu tendono a non fare mai la stessa strada, quindi si scenderà pian piano sul versante di Leni, tramite la via ripida che procede in maniera sghemba. Un consiglio: se il terreno è asciutto, meglio affrontarla in salita e non rischiare così di cadere; se invece è molto umido, allora si può benissimo fare il percorso inverso. Questo è anche uno dei due motivi per cui quello che parte da metà ottobre in poi è il periodo migliore per questo tipo di trekking. L’altro è che durante la stagione estiva si ha sempre il sole cocente addosso e pertanto bisognerebbe salire durante la primissima mattinata. Ecco quindi un’altro motivo per camminare tra i monti di Salina per l’intero arco dell’anno. Alla prossima!

Michele Merenda