Scoperta di funghi e ricette a Salina pt.1

Primi acquazzoni estivi, con repentine schiarite e sole nuovamente cocente. Cos’è, il bollettino meteo? Non proprio… Diciamo che è la situazione climatica in questi giorni di agosto, in genere caratteristica della seconda parte del mese. Una situazione spesso instabile, che però può favorire a Salina delle escursioni differenti. Siccome l’isola verde per eccellenza ha una vegetazione molto fitta in cui si sente letteralmente respirare il bosco, da questo momento in poi è possibile partire alla ricerca di tanti gustosissimi funghi. Ma anche e soprattutto in questo caso, occorre affidarsi a degli esperti.

L’assenza di vento fa sì che le spore non vengano disperse e quindi l’umidità degli alberi favorisce la crescita dei funghi grazie proprio alle piogge. Nel mese di settembre sarà possibile raccogliere soprattutto tanti pineroli, mazze di tamburo e anche dei porcini saporiti, ma già durante questo periodo estivo ci si imbatte in una varietà di porcino dalle dimensioni ragguardevoli, come quelli delle fiabe: il Boletus luridus, detto in dialetto locale “Mussi i voi” (Muso di bue). Evitato come la peste in certi luoghi ed invece tranquillamente consumato in altri, questo tipo di fungo (nelle foto) è caratterizzato dalla peculiarità di macchiarsi d’un colore blu scuro (a volte quasi verdastro) appena viene toccato, oltre ad assumere la medesima colorazione se tagliato e quindi a contatto con l’aria.

Dall’odore intenso, gambo rossiccio e dal cappello liscio-vellutato – con un colore grigiastro o bruno-chiaro, bruno-olivaceo o rossastro -, come detto appartiene alla famiglia Boletaceae.  In genere lo si trova sotto alberi a foglia larga come faggi e querce, ma anche nei boschi di conifere tipo pini e abeti. Ecco quindi che i sentieri verso Monte Fossa delle Felci diventano un habitat ideale per questo fungo particolare. 

Da non mangiare assolutamente crudo, va tolta la parte del gambo che risulta intaccata dalla terra, sciacquato bene, tagliato a metà (vedrete il magnifico cangiamento di colore!) e quindi a strisce né molto spesse e né troppo lunghe. Create in una pirofila uno strato di funghi ed uno di sale, quello medio-grosso usato a Salina per i suoi capperi, fino ad esaurimento delle striscioline. Riversate in un altro contenitore, mescolate e lasciate spurgare l’acqua del fungo per almeno una o  addirittura due ore. Se il boleto è abbastanza giovane, l’acqua sarà blu, altrimenti di colore nero. Fatto questo, mettete i pezzi in uno scolapasta e sciacquate abbondantemente, quindi immergeteli in una pentola d’acqua a temperatura ambiente. Portate con pazienza a ebollizione e dopo lasciare sul fuoco per altri venti minuti. Passato questo arco di tempo, spegnete e lasciate riposare un paio di minuti prima di tirarli fuori con una schiumarola.

Noterete un fenomeno straordinario: i funghi sono rimasti sodi e callosi! Il sapore è intatto e qualsiasi traccia di tossicità è stata eliminata. Il consiglio è di saltarli velocemente con un spicchio d’aglio (ricordate che già sono stati cotti), aggiungere un po’ di prezzemolo fresco e quindi condire gli spaghetti o le tagliatelle. Se volete aggiungere peperoncino o pepe nero usatene pochissimo, perché si tratta di spezie che ne copriranno il sapore. Qualora voleste farli con un po’ di pomodoro fresco, sarebbe meglio mangiarli freddi con dei crostini di pane. Ottimi anche in pastella, sott’olio o per condire d’inverno la polenta, accompagnata con le carni. Possibile anche congelarli dopo averli bolliti. Attenzione: tutti consigliano di non abbinare grandi quantità di alcol, perché la commistione provoca nausea.

Lo si è detto nelle premesse: avventuratevi solo con degli esperti, anche perché questo fungo potrebbe essere confuso con altri esemplari, tipo il Boletus Satanas, più biancastro e velenoso. Per il resto… ci si vede alla prossima escursione nei boschi di Salina!

Michele Merenda