Hiking a Lingua tra fenicotteri, ulivi, spiriti e musei

Fare escursioni a Salina vuol dire usufruire di una proposta assolutamente completa. Viaggio nella natura incontaminata, trekking sostenuto ma non durissimo, panorami da fotografare… E soprattutto, conoscenza di un territorio che solo chi è del posto vi potrà davvero raccontare. Sì, perché Salina va raccontata. Una storia che nasce su mille altre storie, dove a volte la realtà si dimostra più sorprendente della fantasia. Per cominciare, si consiglia vivamente il tour di Lingua (frazione del Comune di S. Marina Salina), il paese del laghetto dove si estraeva il sale fin dall’epoca romana e che pian piano ha dato il nome attuale all’isola, sostituendo l’antico “Didyme” (la gemella, per via delle due grandi montagne). Oggi il lago è diventato rassicurante ricovero di uccelli migratori come fenicotteri, aironi e garzette.

La tipologia di camminata che oggigiorno – in termini tecnici – viene definita “hiking”, a Lingua prevede un tipo di excursus giornaliero che oltre la natura tocca anche il fattore antropologico (leggi descrizione) tra ginestre fiorite nel periodo primaverile e antichi caseggiati abbandonati. Dopo aver superato un luogo che si diceva popolato da uno spirito inquietante (“A rutta du’ monachieddu” – La grotta del monachello, cioè uno spettro molto dispettoso capace anche di trasformarsi in animali come l’asino), comincerà la scalata che porta verso gli alberi d’ulivo, ancora oggi coltivati e curati. Lì, alla fine del viaggio, ci sarà una quieta casa contadina in cui potersi fermare a riposare. È la zona di Paolonoci, dove un tempo si passava verso Rinella, sull’altro lato dell’isola, in cui la raccolta delle olive in autunno era ingente proprio per l’enorme quantità di uliveti che copriva questa ampia zona di Salina. Dall’alto si domineranno le isole di Stromboli, Panarea, Lipari e in piccola parte Vulcano, gettando quindi uno sguardo in basso, verso Punta Brigantino. Proprio perché ci si trova sopra la zona appena citata, il tragitto preso in esame viene da più parti chiamato “Sentiero Brigantino”; un errore, perché in realtà questo percorso si troverebbe molto più in basso e porterebbe proprio verso la zona del Brigantino, sul mare, ma oggi è talmente rovinato e pericoloso da essere stato dichiarato inaccessibile. Diffidate quindi dalle informazioni sbagliate!

Il giro però non si ferma qua. Si può infatti decidere di visitare i due musei che si trovano in paese, quello archeologico e quello etnoantropologico, entrambi visitabili fino a tutto ottobre con un unico biglietto. Dopo magari aver visto i reperti dell’epoca neolitica a Rinella (ne riparleremo in un articolo apposito), nel museo di Lingua verranno mostrati quelli ritrovati nell’insediamento di Portella, risalenti all’Età del Bronzo medio (XV-XIII sec. a.C.), distrutto poi da un incendio ad opera presumibilmente degli Ausoni. A seguire, i resti trovati nei pressi della vasca romana di Punta Barone a S. Marina Salina, sito che a partire dal II sec. a.C. è stato prima impianto termale e poi piccola industria sia per la salagione che per l’essicazione del pesce. Da quel momento (orientativamente il II sec. d.C) si comincia a sfruttare in maniera organizzata il salgemma del lago di Lingua e comincerà una nuova storia.

Dopo si passerà al museo etnoantropologico, ospitato in un’antica casa del ‘700, man mano ingrandita e modificata nel corso dei due secoli successivi. Qui si scoprirà come si lavoravano le olive nel frantoio di pietra (nella foto), come si macinava il grano, come si viveva in queste antiche case eoliane, in che maniera si sviluppò negli anni ’20 del ‘900 un particolare commercio del pesce. E per concludere, nelle ampie sale soprastanti, si rivivranno i fasti del commercio ottocentesco. Questa è però un’altra storia, che parla anche di emigrazione, da andare a seguire nel relativo museo di Malfa.

Un’altra storia si diceva, che Vi racconteremo prossimamente. Assieme ad una nuova escursione!

 Michele Merenda